Un caso guida
Categoria Le cose che abbiamo in Comune
In questi giorni si riapre la trattativa sul futuro del Maggio Musicale Fiorentino. Dopo mesi in cui si paventava la liquidazione della Fondazione, oggi partiamo da un dato di fatto: il Decreto Valore Cultura promosso dal ministro Bray si impegna economicamente e non solo a salvare e rilanciare le Fondazioni lirico sinfoniche italiane. Una fra tutte, il nostro Maggio.
Che diventa perciò, un’altra volta, un caso guida di una discussione che sarà nazionale, e sempre più culturale sul futuro delle nostre eccellenze artistiche.
Il piano sul tavolo è, in linea di massima, questo: 44 dipendenti del settore tecnico amministrativo che verrebbero sposati ad Ales, una società ministeriale. Altri sette dipendenti, quelli della biglietteria, farebbero lo stesso percorso, e andremmo così ad esternalizzare il servizio di vendita dei biglietti. C’è poi la partita dei precari, che è un’altra storia, in parte legata ad un procedimento giudiziario. Infine, il commissario Bianchi propone la chiusura del corpo di ballo.
Su questo ultimo punto però è necessario chiarirsi bene: se è vero, come pare, che la riorganizzazione del nostro teatro farà da scuola ad altre situazioni, partire col piede sbagliato potrebbe portare a seri errori. Siamo infatti disponibili a cedere una attività artistica così importante? Siamo sicuri che la nostra Fondazione sarà la stessa senza i suoi ballerini? Non ci sono davvero altre soluzioni?
Il dibattito da fare è come rilanciare questo strategico settore culturale, che porta il nome italiano in tutto il mondo. Io non credo che si possa farlo tagliando le sue competenze, il suo patrimonio. C’è bisogno anzi di valorizzarlo, magari mettendolo maggiormente a servizio della cittadinanza. C’è bisogno di creare nuovi spazi di azione e di lavoro. Impoverendo la Fondazione potremmo mettere i conti a riparo per un anno, magari per due. Ma poi i nodi vengono al pettine, sempre. E sarebbe un vero peccato svegliarci un giorno in un Paese più povero artisticamente.
Perciò non possiamo cedere senza discutere: ne va non solo del Maggio Musicale Fiorentino, ma di tutto il sistema culturale italiano. Di ciò che si produce e si esporta, che ci rende famosi fuori dai nostri confini.